Chi sono

Nel 1988, in una città di periferia di una Jugoslavia che stava per disgregarsi, nacquero un buon numero di bambini. Uno di questi, ero io.

La bandiera di Fiume

Non ricordo quel giorno, ovviamente, ma era il 16 maggio, lo stesso giorno dello stesso mese in cui 30 anni prima era nato mio padre. Non fu però questa simpatica coincidenza a definire la mia infanzia, quanto il fatto che i miei genitori fossero italiani.

Non quegli italiani che vivono in Italia e hanno il passaporto, non ci sarebbe stato nulla di speciale in quello, sono in 60 milioni… Erano quegli italiani dimenticati un po’ da tutti, discendenti di chi dopo le tragiche vicende della Seconda Guerra mondiale, non aveva abbandonato questi territori. Fiume, nel caso della famiglia di mio padre e Rovigno, per scelta dei genitori di mia mamma.

Non staremo qui a discutere sul perché le loro famiglie abbiano deciso di continuare a vivere dove i loro avi avevano vissuto da generazioni, anche perché già la sola frase “Continueremo a vivere dove siamo nati”, dovrebbe essere abbastanza indicativa, suggerendo che evidentemente qualcosa che non andava c’era.

Le origini sono però importanti da menzionare, perché non sono le solite e mi pongono sin dalla primissima infanzia in una situazione di minoranza, che pur mutando nelle sue forme si manifesterà anche in tanti altri aspetti della mia vita.

Ecco, dunque, nel parlare di me, per prima cosa voglio dire che sono italiano. Un italiano nato in Jugoslavia e cresciuto in Croazia, perché è qui che i miei genitori, i miei nonni prima di loro e tanti altri antenati avevano messo le proprie radici.